Daria Vitolo è nata a Napoli, il 24 febbraio 1970, ma ha sempre vissuto a Roma. Ha studiato grafica e si è diplomata come illustratore prima di laurearsi in lingue all’Università degli Studi di Roma Tre.

Tra le prime cose che ha sperimentato a parte il disegno, ci sono la terra cotta e il trompe l’oeil, quest’ultimo sia su muro che su supporti diversi come legno o cartone telato. Una scuola importante quella del trompe l’oeil che ha permesso a Daria di imparare la tecnica del disegno e della prospettiva e la composizione. Poi, dopo ulteriori passi di ricerca con gli acrilici, l’ecoline, gli acquarelli, l’olio, è approdata alla pittura su seta.


La tecnica del Serti su seta è sorprendente soprattutto per chi è abituato all’olio e alla tela. Funziona così: c’è questo telaio di legno su cui si fissa con delle puntine da disegno un velo di seta lucidissimo e trasparente; poi c’è questo filo di una sostanza cerosa che si chiama “gutta” e che serve per delimitare degli spazi dentro cui colare il colore. Va immaginata un po’ come il piombo delle vetrate medievali questa gutta; ci si disegna il soggetto fin nei minimi particolari e poi, dentro questi spazi che ne risultano, ci si passa un pennello morbidissimo, intriso di un colore inodore e liquidissimo. La seta l’assorbe e lo respinge insieme e infatti questo colore non si trattiene come fa l’olio sulla tela, ma si spande autonomamente, prendendo direzioni improvvise e inaspettate. Daria è bravissima a prevedere quelle direzioni e per mezzo di questa abilità crea ramage e sfumature che altrimenti (essendo impossibili le velature) sarebbe difficilissimo creare.

Oggi Daria Vitolo dipinge con una tecnica complicata e cioè lo smalto su tela. Lo smalto (materiale sintetico) non è olio, non da quella sicurezza una volta padroneggiata la tecnica che può dare la pittura più tradizionale, perché lo smalto non si può ritoccare, non si può velare, non ci sono “pentimenti” con lo smalto; c’è solo immediatezza, gesto, azione. Bisogna padroneggiare bene il disegno e insieme avere una certa confidenza con la materia, per dipingere con questa tecnica.

Lo smalto è proprio la tecnica di Daria, perché le da la possibilità di realizzare quella certa alchimia complicatissima da realizzare altrimenti, l’alchimia di fondere corpo e idea. Lo smalto è materico, la tela è “grossa”, il pennello, la spatola o le dita addirittura, sono quanto di più distante da quel velo serico appena sfiorato da una goccia colata da morbidi peli di martora. Qui c’è densità, lì, nei dipinti di seta, c’era soffio; qui c’è corpo, lì c’era sospiro. Eppure, il disegno è lo stesso, la precisione è la stessa, la leggerezza resta identica: è proprio così che si realizza quell’alchimia a cui si faceva riferimento prima, che fonde la levità della decorazione con il peso del concetto, che spinge a guardare e a toccare, che trasporta la corporeità senza indugio e senza incertezze direttamente nel mondo delle idee. E’ proprio così che dopo un percorso lungo diversi anni si comincia a raggiungere la maturità artistica, che come è noto, non è un punto preciso, una vetta, ma un lunghissimo, interminabile altipiano.